Santa Scolastica da Norcia
Le teorie
Difficile è trovare una connotazione storico-reale che inquadri in maniera veritiera la figura di Santa Scolastica. Negli ultimi decenni la critica letteraria religiosa si è trovata più volte nella condizione di negare l’esistenza di questa Santa, che non compare, se non per brevi tratti, il più delle volte da intrpretare, in nessuna fonte storicamente accertata. Soltanto nell’opera di Gregorio Magno, in particolare nel libro III dei Dialoghi, si fa menzione di tale mistica esistenza. Al di là di ciò, molti ritengono che l’introduzione di una gemella del già Santo Benedetto, non sia stata altro che un espediente letterario utilizzato dall’autore per dare un intento didascalico e divulgativo al proprio scritto. C’è anche da sottolineare, tra l’altro, che Gregorio Magno è stato più volte accusato di costruire le proprie opere in funzione di una rivisitazione della letteratura religiosa e pagana dell’epoca, colma, in quegli anni, di spunti narrativi su sante sorelle e santi fratelli monaci. Santa Scolastica rappresentava un’icona talmente forte da renderne difficile la smentita e, anzi, la sua presenza rappresentava un intento religioso importantissimo, quale quello di mostrare lo spirito religioso cristiano e divulgare, in tal modo, un nuovo e più consono modus operandi.
A questo elemento, sicuramente di non poco conto, si affianca l’etimologia del nome stesso della Santa: “scolastico” era colui che aveva frequentato la “Schola”, quindi, in ragione di ciò, lo si riteneva una persona sicuramente di spessore, istruita, proprietaria di una certa cultura. Similarmente il nome attribuito alla Santa di Norcia poteva indicare, in termini interpretativi, una personificazione simbolica di virtù, purezza e fede da affiancare alla figura imponente di un fratello santificato.
Resta il fatto che è venuta a mancare una testimonianza concreta dell’esistenza di Santa Scolastica, poiché, a parte la menzione fatta da Gregorio Magno, tutti i susseguenti riferimenti a ciò possono essere derivati dai già citati Dialoghi.
La vita
In un contesto così difficoltoso, fatto di supposizioni e teorie, manca una traccia biografica concreta dal quale trarre, in qualche modo, i punti principali della vita di Santa Scolastica. Di certo, come già è stato detto, non c’è che la profonda eredità religiosa rintracciabile nelle preghiere a lei rivolte e nelle sue raffigurazioni iconografiche giunte fino a noi. Ovviamente il mistero che aleggia intorno alla sua figura ne rende difficile qualsiasi considerazione: se fosse realmente la gemella di San Benedetto o se fosse solo sua sorella, la data della sua nascita, la sua residenza e la sua attività a Norcia, il percorso religioso reale che intraprese sulle tracce del fratello. Se si dà fondamento alla teoria che Scolastica fu davvero l’amatissima gemella di Benedetto (Ludovico Jacobilli, Santi e beati dell’Umbria) se ne può stimare la nascita, anche qui non accertata, intorno al 480 d.C. La letteratura religiosa vuole tramandare l’idea che la famiglia d’origine dei due Santi fosse di stirpe di indubbia nobiltà, fatta di magistrati e consoli di spessore nella vita sociale e politica del tempo. Secondo l’anonimo autore della Vita di Scolastica, i genitori dei due Santi erano in realtà persone sterili che, per mezzo di una profonda fede e di tante preghiere, avevano avuto il dono di generare “duo magna sanctae ecclesiae luminaria”. Come per la vita di San Benedetto, nelle poche ricostruzioni che si sono potute fare di Scolastica si parla di una fidatissima e amata nutrice, una certa Cirilla di Campi. Da non tralasciare è anche il fatto che il periodo in cui si considera probabile l’esistenza di Benedetto e Scolastica fu attraversato da un vivace fervore religioso, periodo in cui i luoghi di silenzio e di preghiera venivano abitati con enfasi da solitari personaggi di fede che cominciarono a divenire un esempio. Della spiritualità di Scolastica non si ha certamente dubbio: secondo una molteplicità di autori la Santa vestì l’abito monacale già in tenera età, rappresentando sempre un’incarnazione del messaggio di umiltà, virtù e fedeltà che intendeva diffondere.
Dallo scritto di Gregorio Magno si evince che Scolastica, molto probabilmente, non seguì il fratello a Subiaco quando questo sentì il bisogno di allontanarsi dalla corruzione di Roma e da ogni forma di legale affettivo con il mondo. Con molta probabilità Scolastica rimase a Norcia, più specificatamente in quella che è stata definita Rocca Sassaria, una proprietà della famiglia materna dei Reguardati in cui visse con altre compagne fino al trasferimento a Cassino.
E’ teoria di alcuni che Scolastica raggiunse Benedetto a Cassino tra il 530 e il 550 d.C, ma rimane comunque oscuro, al di là di ogni supposizione, se in questo nuovo luogo vivesse sola o in comunità con altre compagne come si ritiene che avesse già vissuto a Norcia. Nei Dialoghi di Gregorio Magno si parla di un’assiduità di incontri tra i due fratelli, testimoniando che, forse, i due non potevano trovarsi troppo lontani, anche se, moralmente, non potevano dividere la stessa abitazione essendo stati, nelle nuove vesti, un monaco e una monaca tenuti ad un comportamento incorruttibile. Sempre nei Dialoghi Gregorio ci dà una connotazione di quello che dovrebbe essere stato l’ultimo di questi volutissimi incontri tra Benedetto e Scolastica: presumibilmente dovrebbe essere stato il giovedì precedente la prima domenica di Quaresima; cenarono insieme ad altri discepoli del Santo, pregarono e colloquiarono finchè il buio della notte non scese ad oscurare ogni cosa. Scolastica chiese al fratello di rimanere con lei per non interrompere l’atmosfera che si era creata parlando di argomenti a loro così cari ma Benedetto, fedele alla sua Regola, si rifiutò per tornare alla sua cella. Lo sconforto che assalì Scolastica la spinse a pregare il Signore perchè esaudisse quel suo tanto intenso desiderio di stare con il fratello: al suo pianto, secondo il racconto, dal cielo cominciò a scendere una pioggia tanto fitta da impedire ai frati di tornare al loro monastero. Riuscirono a dividersi soltanto il mattino seguente. Tre giorni dopo Benedetto, pregando dalla sua cella, rivolse gli occhi al cielo e vide una colomba bianca che volava libera nell’azzurro. Non ne ebbe la certezza ma era sicuro che la colomba altri non era che la sorella morta, giunta fino a lui in forma di uccello per regalargli l’ultimo saluto e per testimoniargli ancora una volta la grandezza della divinità celeste. Riunitosi con gli altri confratelli comunicò la visione che aveva avuto e, insieme a loro, seppellì Scolastica in un sepolcro che aveva preparato per sé.
“O bendedicta soror Benedicti nomine Chiristi,
Eximiique Patris o benedicta soror.
Seria consilio, jam tunc virguncula quamvis
Sponsa decora Dei, niveis tu compta lapillis,
Lilia sacra feres, sponsa decora Dei.
Appetis alta poli, tempsisti dulcia saeculi,
Dindima perpetui appetis alta poli.
Cuncta perosa tibi, Phoebi sub lumina (jubare) posta
Et male suada soli, cuncta perosa tibi.
Castalides proceres praibes concita praedux,
Illuminata ovans, Castalides proceres
Virginal ecce tuum…, cunjunxerat aedi,
Staret ut invulsum virginal ecce tuum,
Unguibus a teneris, mutans superna caducis
Victoriamque tenes, unguibus a teneris.
Ampla tropaea refers, arctes, spudela, satelles,
Filia Virgo Sion, ampla tropaea refers.
Versibus heroicis, alia castissima laudes,
Scripsimus ecce tibi, versibus heroicis.
Supplendum forte Christi vel fratis.
A quis (queis) liquido patuit, meritorum lumine tacto,
Perfectum cunctis, quis (queis) liquido patuit
Sufficiat precibus, germanorum vincere votum.
Invictum cunctis sufficiat precibus,
Scribere nunc superest, natalem volvere penna,
Scandere quo jussa es, scribere nunc superest.
Mense Numae in decimo, virgo beata die. Amen.
Dulcis adesto meis, preclara camoena labellis,
Permixtisque modis dulcis adesto meis.
Promere quo valeam, semper sine fine beatam,
Virgineumque decus, promere quo valeam.
Pneuma, Columba volat, nec non tibi munere spirat,
Prodiga dona ferens, Pneuma Columba volat.
Carmen (III, De Sancta Scholastica) detto di Paolo Diacono