La Castellina del “Vignola” in piazza a Norcia
Ad adornare la piazza nel suo lato occidentale, in tutto lo splendore e l’austerità di cui è portatrice, c’è la Castellina. Il palazzo, o per meglio dire la rocca, nacque per essere la residenza fortificata dei governatori apostolici, contrariamente a tutte le attuali concezioni secondo le quali la Castellina doveva fungere da fortilizio. Nel 1554 un sanguinoso scontro ne determinò l’edificazione; dietro un progetto tanto ambizioso si muoveva la mano esperta dell’architetto Jacopo Barozzi, meglio conosciuto come il “Vignola”, il quale, il 28 agosto del 1554, alla presenza del governatore Sebastiano Atracino, disegnò il tratto, ora sotterraneo, che, dall’interno della Castellina, conduce direttamente alla Porta muraria esterna detta delle Ceresce.
Il progetto dell’edificio implicava non pochi problemi, poiché il perimetro che sarebbe dovuta andare a coprire occupava uno spazio già appartenuto all’antica pieve di S. Maria Argentea e al palazzo del Podestà. Così, con i dovuti permessi, veniva a nascere una nuova struttura che implicava un’operazione urbanistica audace, dovendo di fatto spostare pezzo per pezzo i monumenti preesistenti. Architettonicamente l’edificio è a pianta quadrata, dislocato su due piani più alcuni ammezzati e un sottotetto; presenta baluardi angolari scarpati e sghembi alla base. Esternamente presenta una cordonatura forte al di sopra della quale si aprono i finestroni, protetti, fino al 1861, da robuste inferriate. Originariamente l’edificio nasce completato da una campana, posizionata, prima, sulla porta e, poi, sulla sommità del tetto. La porta, che si affaccia sulla piazza, è sovrastata da tre stemmi e, ai suoi lati, due sculture leonine della scuola beuronense sembrano sorvegliare il passaggio di ognuno attraverso il portone. Nel lato immediatamente opposto venne aperta una nuova porta, mentre, nella parte meridionale, di fronte alla cattedrale di Santa Maria Argentea, permangono iscrizioni del prefetto Marcantonio Cuccini e uno stemma di prelato, incastonato vicino ad un’antica epigrafe romana. Infine, nel lato settentrionale, particolare è la presenza di una fontanella in prossimità dell’ultimo “vespasiano” di Norcia.
Varcare la soglia principale che dà sulla piazza è sicuramente suggestivo, un passaggio carico di simbolica emozione che sembra poter essere respirato già nell’aria. Il portone, rinforzato da una piastra metallica irta di punte, si apre su un atrio in selciato, una sorta di limbo in cui ci si trova di fronte a tre porte: le due laterali immettono nelle ex cancellerie mentre attraverso quella subito davanti si arriva nel cortile a perimetro quadrato, nel pieno rispetto della struttura totale del palazzo. Tale cortile si innalza grazie ad un quadriportico di dodici archi che sorregge il ballatoio, chiuso da una tettoia. Interessante è vedere come ogni elemento è concatenato al contesto che va a riempire. Proprio sotto a queste volte a vela si aprono le porte cinquecentesche della cancelleria criminale e delle prigioni, nonché quelle delle scuderie e degli alloggi della guarnigione. Il cortile è adornato, nel suo complesso, da incisioni e pitture di nomi, stemmi o iscrizioni che testimoniano, ad oggi, il passaggio dei prefetti a partire dalla seconda metà del secolo XVI. C’è anche una fontana nel cortile della Castellina, una sorta di monumento dalla significativa rilevanza storica: su di essa è posizionata una statua composta da due frammenti romani eterogenei e ritraente Vespasia Polla nursina, madre dell’imperatore Vespasiano. Presumibilmente, valutando l’iscrizione alla sua base, se ne data la fattura intorno al 1703, data in cui il palazzo venne ristrutturato dopo il terremoto che lo danneggiò fortemente. Alla sinistra di questa fontana una stanzetta fu prima sala di tortura e, in seguito, abitazione del custode, racchiudendo al suo interno una scalinata che immette in un corridoio sotterraneo terminato nel 1562 e collegato a Porta Ferrata. Alla destra della stessa fonte, accessibili dal cortile tramite una porta cinquecentesca a bugne, c’erano, poi, i locali delle scuderie.
E’ sull’ala nord che una doppia scalinata conduce al piano nobile. Fu proprio in questo piano che nel 1967, grazie alle opere depositate dal Comune, dalla Curia vescovile e dagli Istituti Riuniti di Beneficienza, si istituì il Museo della Castellina, una sorta di museo dentro il museo, sfruttando l’ambiente già particolare e storicamente prezioso per dare risonanza al patrimonio culturale e archeologico di cui Norcia è testimone e detentrice.
Naturalmente, oltre alle epigrafi già citate è opportuno sottolineare che molte delle pareti della Castellina sono adornate da iscrizioni, incisioni o affreschi che testimoniano la storia dei governatori che si sono susseguiti nelle sue stanze, dando, periodo per periodo, una giusta connotazione storica e reale che ha visto l’edificio come protagonista indiscusso.